Potrebbero sembrare discorsi d’altri tempi quelli delle disuguaglianze, ma questo argomento così delicato è molto più d’attualità di quanto si possa pensare.
Sono gli stessi dati INSTAT a parlare. In Italia, infatti, nonostante il livello d’istruzione femminile sia maggiore rispetto a quello maschile (il 53,8% delle donne laureate o diplomate, contro il 49,2% degli uomini), ancora vi sono disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro.
L’occupazione femminile è, infatti, pari al 48,1% , mentre quella maschile al 66,5%. Inoltre, gli uomini lavorano in media 39 ore e mezza, mentre le donne 46 ore e 52 minuti.
“Le donne devono lavorare due volte meglio degli uomini, per dimostrare di essere brave la metà”- Charlotte Elizabeth Whitton.
Grandi passi avanti
Ovviamente si stanno facendo enormi passi avanti per abbattere questo divario, sia in Italia che nel mondo. L’occupazione sta comunque lentamente salendo. Il mondo della politica, ad esempio, contava nel 2016 il 22% di donne. Percentuale raddoppiata rispetto al 1995, quando le donne erano appena l’11%.
Questo dato è in continuo aumento, così come in diversi altri settori. Molti settori a cui prima le donne non potevano accedere, cominciano ora a riempirsi del gentil sesso.
Disuguaglianza di salario
Nonostante questi importanti miglioramenti nel campo dell’occupazione, troviamo ancora sostanziali disuguaglianze per quanto riguarda il salario. Tali disparità è stata calcolata a livello globale e si assesta al 68% (su di una scala dove lo 0% è la disparità assoluta ed il 100% è la parità assoluta).
L’Italia si trova di poco al di sopra della media mondiale, con una disuguaglianza del 69,2%. È come se una donna iniziasse a percepire il proprio stipendio solamente dalla metà del mese di Febbraio. Tale disuguaglianza ci piazza 82esimi in graduatoria e ben al di sotto del trend che, invece, sta seguendo l’Unione Europea.
Bisognerebbe regolarizzare una volta per tutte questa problematica che ancora coinvolge il nostro paese ed il mondo intero. Il primo passo sembrerebbe arrivare dall’Islanda.
Il paese nordico, infatti, sta per far entrare in vigore una legge che, a partire dal 2020, prevede multe fino a 450 euro per i datori di lavoro che non garantiscono la parità di salario.
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